giovedì, novembre 30, 2006

hai voluto la bicicletta..


Orbene eccola finalmente! nella stagione peggiore è un ottimo inizio, Mirco dice che dovrei andare in Po invece che in bici perchè fa meno freddo e dovrei curarmi la tosse, ma faccio quello che mi va di più. Eh oh, in bdc è UN'ALTRA COSA! intanto molta più strada in meno tempo, poi perdere l'aria contadina che mantengo sulla Fidata mi da tono, poi posso pensare di andare a trovare qualcuno di un paese o due affianco senza dover prendere la macchina..eeeeh ottimo!
E poi oh, in bici io mi sento un Budda..

domenica, novembre 19, 2006

Maremma, 27,28,29 ottobre 2006

Siamo partiti venerdì mattina. In auto io, la Susi, Giulio, Paglia e Daris alla guida. Superati gli ingorghi della strada arriviamo nell'atmosfera vacanziera delle colline. Prima di arrivare a Montiano (GR) ci fermiamo per pranzare a Monteriggioni (SI) alla "Tana dell'Orso" sulla Cassia. Il paese ha poi anche una parte antica posta in alto su una collinetta; racchiusa nelle mura del forte c'è una piazza con un pozzo e una chiesetta, e un albergo a quattro stelle. Dalla porta sul retro del forte si gode di un'ampia veduta della campagna circostante. La piazza pavimentata in pietra accoglie bar, gelaterie e taverna pizzeria, e un negozio di scarpe.

Ritorniamo in auto e ripartiamo verso sud. Sempre più vicini all'arrivo, nel grossetano, arriviamo in un paese di nome Fonteblanda. In particolare ci fermiamo in località Bengodi (dall'Aurelia a destra). Giulio ci conduce in un apparente vicolo cieco, invece, camminando un po' e infilandosi in una siepe, si arriva in una baia raccolta su uno splendido mare. Pochi km a destra c'è il porto di Talamone, e qua sulla spiaggia sta seduta una signora di nazionalità ignota, che cuce in mutande e reggiseno con una canottiera in testa per ripararsi dal sole. Lei osserva il nostro primo bagno, in un 27 ottobre limpido e assolato. Daris che non ama particolarmente l'acqua coglie l'occasione per far amicizia con la signora. Sulla sabbia di quella spiaggia si depositano strane alghe simili a frammenti di tagliatelle, ma marroni. Il giorno prima ci ha detto la signora, c'era stato mare mosso e vento e forse proprio per questo la spiaggia è ricoperta da queste alghe dall'odore singolare.

Dopo un paio di bagni nel bel mare decidiamo il da farsi, o meglio, nell'indecisione prendiamo a camminare e risalire la collina affianco alla spiaggia. Qui Giulio ci conduce per un sentiero intricato nella vegetazione, apriamo cancelli e valichiamo fili spinati, ed arriviamo alla torre di Talamonaccio, ora proprietà di uno svizzero, affacciata sul mare per tre lati; la strada che porta all'ingresso è fiancheggiata da una fila di enormi piante grasse di quelle che,mi ha spiegato la Susi, fanno il fiore e poi muoiono. Io e lei ci azzardiamo vicino alla torre, mentre Giulio ci "urla piano" di tornare indietro, sicuro che non ci vogliono (causa ella certezza: un albero caduto sul sentiero..non i cancelli o il filo spinato). Ricompattato il gruppo torniamo sui nostri passi, e partiamo per Talamone.

A Talamone c'è uno splendido angolo chiamato il "bagno delle donne" da cui abbiamo potuto godere di un tramonto meraviglioso, che illuminava le isole frontestanti, tra cui l'Argentario, l'Isola del Gilio e Montecristo (proprio sotto al sole). Ripartiamo nuovamente e stavolta verso Montiano, dove è la nostra residenzaper questo week end. Sono ormai le 19:15 quando ci troviamo a suddividere le stanze da letto. Nella stanza piccola Giulio e Daris, nel divano letto in salotto la Susi e Paglia e nella stanza grande io (nel lettino),e Mirco e Marco (che sarebbero arrivati verso l'una)(nel lettone). Devo dire che questa suddivisione fu più che mai azzeccata..

Cena dalla Graziella, dove va sempre Giulio. Finito di mangiare siamo sulla strada col naso per aria, ad ammirare che meraviglia di cielo stellato si apriva su di noi grazie al buio pesto delle zone attorno nell'arco di 20 km almeno. Stella cadente per me! Quando vedo una stella cadente mi emoziono, mi viene da ridere e l'acquolina in bocca e urlo una stella cadente!! così subito chi ho di fianco mi dice esprimi un desiderio, e io ci penso ma non mi viene e ormai è troppo tardi. Ma nel momento stesso in cui la vedo,sempre mi salta in mente un'immagine.

Poi siamo andati a visitare Scansano. Scansano è il primo paese di aria buona dice Giulio, perchè ai tempi della malaria, a Scansano non c'era e lì andavano le personalità importanti della zona a fare l'estatura. Va ben, dopo Scansano siamo partiti per le tanto attese Terme di Saturnia, anche se avevamo un pò paura del buio.. Arrivati là, immersi appunto nel buio, per fortuna c'era qualcuno con la torcia a dare una strisciolina di luce ogni tanto.. ben Giulio mette un piede in una pozzanghera, e lì partiamo. Ci togliamo le scarpe e i vestiti e restiamo col costume ancora addosso dal pomeriggio, e pocciamo i piedi in un rigagnolo..caldo. Proseguendo alla cieca, affidandosi al tatto. Una forte cascata si tuffa dalla roccia in una specie di serie di scodelle. Il fondo di ogni scodella è coperto di sassolini simili a grattini. L'aria è inzuppata di vapore e intrisa di un forte odore di zolfo. Non si vede nulla, se non le nubi di vapore illuminate a tratti da un signore con la torcia per vedere com'è la situazione. La spinta dell'acqua è fortissima, contemporaneamente violenta e benefica.

Uscendo al freddo scopriamo che c'era altra gente; ci vestiamo di asciugamani e corriamo in macchina fradici. Ritorniamo, per cinquanta minuti di strada circa, incontriamo anche un tasso!Quando arriviamo a casa, tempo di fare la doccia e Marco e Mirco arrivano. Io che fino a un secondo prima dormivo in piedi mi sono completamente svegliata ed esco di corsa scalza ad accoglierli. C'è da dire che ho una particolare ammirazione per entrambi, una vera adorazione per Mirco. Sistemati i bagagli ci infiliamo a letto. Vedo che Marco legge una rivista intitolata Buddismo e Società,Mirco legge un libro e io sfodero il mio "i fiumi dell'anima". Ci mettiamo a chiacchierare e scopro che sono entrambi buddisti e mi spiego un pò di cose.. Discutiamo un poco su un paio di frasi prese dalle loro letture,poi ci mettiamo in silenzio ed io aspetto il sonno con un pò di fatica perchè ho lo spirito a mille.

La mattina seguente Mirco si scrocchia le dita e io mi sveglio, vedo Marco di fronte a me nell'altro letto e mi trovo in un attimo di confusione in cui non capisco chi è ma ben presto rinvengo dal sonno profondo e ci alziamo tutti e tre, ci vestiamo e usciamo. Li seguo con naturalezza, ci sediamo su una panchina sulla strada del quartiere, la luce è ancora quella dell'alba. Loro cominciano questa cosa che poi mi spegheranno chiamano recitare. Io resto lì immobile ad ascoltare, piacevolmente sorpresa e incuriosita. Ripetono una frase in sintonia, e tutto ciò mi affascina, soprattutto sono contentissima del fatto che mi abbiano resa partecipe di questa cosa piuttosto personale.. Dopo questo dicono, la giornata sarà favolosa!E' il ventotto di ottobre, il compleanno di mia madre. Alla fine ci alziamo e andiamo felici a preparare la colazione per tutti.

Il mio primo disastro è nel ribaltare il caffè che poi è venuto anche uno schifo e Mirco l'ha rifatto bene. La colazione è il momento più bello, perchè siamo in tanti seduti fuori al tavolo tondo gremito di cose buone, e mangiamo e beviamo e chiacchieriamo a lungo, tanto che il tempo davvero vola! Giulio tira fuori la sua bici dal garage, oggi infatti è la giornata del giro in bicicletta. La guardo un pò, poi Mirco mi incita a farci un giro vedendomi scalpitante,ed io eseguo con piacere. Mi trovo in cima alla discesa e dico ho già paura, mi risponde parti che ti passa subito. E infatti.

Stacchiamo le ruote della bici per caricarla in macchina assieme alle altre tre che ha portato Mirco da casa, e partiamo verso Orbetello dove troveremo un noleggio per le restanti tre bici. Il noleggiatore non ha fretta da buon maremmano, così vado a bere un caffè con Giulio e a comprare un bel chilo di pane per le emergenze da tenere nello zaino per tutti. Attorno alle undici partiamo. Percorriamo il Tombolo della Feniglia, ci fermiamo imboccando una strada sulla destra che finisce sulla sabbia di una lunga spiaggia. Il mare è meraviglioso, fresco e luminoso, mosso, con le vele delle barche al largo. Mi spoglio,mi graffio il piede sinistro con un ramo,parto come assetata verso le onde; l'acqua è fresca e mi immergo. Nuoto un pò nella mia nuotata scarsa ed istintiva. Dal mare incito gli altri ad entrare, arriva Mirco e prosegue a nuoto verso il largo, lo stesso fanno Giulio e Marco. Daris non ama molto l'acqua e resta vicino alla riva. Arriva anche la Susi, titubante all'inizio poi si distende. Paglia resta a riva. Paglia è il moroso della Susi,lo vedo un pò fuori luogo e soprattutto con la Susi sembra che le cose non vadano molto bene. Spesso lui si dilegua e sparisce, fuma un miliardo di sigarette, non sembra molto in sintonia con l'ambiente circostante.

Nuotiamo e galleggiamo, poi usciamo e Mirco ci incita alla corsa, lo seguiamo io, Giulio e Marco. Mirco rispecchia bene il tatuaggio che ha sul petto, un cavallo con la criniera al vento. Ha un bellissimo corpo anche se non è proprio un ragazzo e gli anni ce li ha tutti disegnati sulla pelle,anche questo fa parte dell'adorazione che ho per lui. Avrei voluto vedere com'era da giovane. Anche Marco è in gran forma. Io sono la solita disallenata che non ce la fa a tenergli dietro. Mirco fa una ruota e Marco una capriola sulla sabbia bagnata dall'andirivieni delle onde. Sono belli.

Ritorniamo da lì lanciandoci una palla sgonfia trovata nella sabbia e ci fermiamo a guardare una medusa morta ma bella integra. Ci rivestiamo e prendiamo le bici con gli zaini in spalla. Rigiunti sulla strada principale, che è poi un sentiero immerso nella pineta, manca Paglia che è andato afare un giro per conto suo. Decidiamo dopo aver atteso un pò di lasciar la Susi ad aspettarlo e di attendere entrambi più avanti. In questo tragitto io e Mirco pedaliamo forte. Lui ha un forte potere su di me, di incitarmi a spingere ora in bici come in canoa quando siamo sul Po e per tutto il resto sempre. Dice che mi viene spontaneo pedalare e che vado forte. Arrivati alla fine della strada ci fermiamo e aspettiamo Giulio e gli altri per decidere il da farsi. Ma la Susi e Paglia non arrivano. Poi troviamo la Susi che con le lacrime pronte a sgorgare, ci dice che Paglia è andato a casa, che riporta la bici al noleggio e riparte per Ferrara. E così ha fatto. La Susi era tristissima mentre ripercorrevamo la Feniglia al contrario diretti a Porto Ercole, ma grazie alla nostra compagnia e alle "proprietà magiche" di Marco, ritorna presto a sorridere.

Arrivati a Porto Ercole mangiamo e facciamo qualche foto di gruppo al porto. Chiamo mia madre per farle gli auguri e ripartiamo in bici di nuovo, questa volta in salita. Tragitto piuttosto faticoso, soprattutto a stomaco pieno!
Fortunatamente c'è sempre un ottimo spunto per continuare: la compagnia e il paesaggio, il mare e le colline, l'allegria, i muscoli che si contraggono per salire. L'ultima salita è al limite del fatale, non ho più un briciolo di fiato. Giulio ci promette ora un luogo meraviglioso; leghiamo le bici (tranne Mirco che se la porta giù, un pò in sella un pò in spalla) e 146 gradini più giù, Mirco stava già entrando in acqua, in un mare ancora più bello e ancor più prezioso dopo tanta fatica. Siamo alla Spiaggia Lunga,dopo aver percorso in salita la via panoramica. Sono la prima del gruppo sceso a piedi ad arrivare e seguo subito Mirco in mare.

Anche qui, il mare, il paesaggio, l'atmosfera, sono indescrivibili per quanto sono enormi. La giornata è limpidissima e calda, il mare come l'erba e la spiaggia brilla, gli scogli troneggiano ai lati. Facciamo tutti un gustoso bagno per poi stenderci al sole come lucertole a riposare.


Marco legge le sue cose, Mirco posiziona grossi sassi caldi su Giulio e Daris. La "sassoterapia", Giulio dura poco nella sua corporatura esile che lo fa somigliare al suo cane, nostro amico, Paco, e si squote via tutto, a Daris, Mirco fa intendere che è una pratica speciale che lo farà sentire meglio. Non si sa se Daris ci abbia creduto o meno giacchè lui scherza sempre. Mentre Daris subisce l'influenza della sassoterapia,Mirco inscena una verticale fiorita su di lui.

Dopo un pò lo trovo a raccogliere sassi sul bagnasciuga. Me ne regala uno dicendo che potri farne un ciondolo, che anche se non si vede ha dei colori. Raccolgo anche io un pò di sassi con l'intento di portarli a mia madre. Ne trovo uno particolarmente singolare,bianco con delle striature molto marcate di un bel rosso intenso, e lo regalo a Mirco. Dopo un pò lo vedo che si arrampica sulla scogliera a sinistra, appare e scompare tra le rocce. Invito Marco a seguirlo, e dopo esserci arrampicati anche noi lo troviamo là. Ridiamo e contempliamo il mare luccicante, poi recitano e io ascolto come al mattino, guardando il mare inebriata. Sul finire arriva la Susi, ci intratteniamo in chiacchiere e risate per un pò, poi Mirco si tuffa e torniamo tutti a riva chi a piedi chi a nuoto.

Ci rivestiamo e ripartiamo, ora tutta in discesa, fa fresco, siamo velocissimi e in breve tempo arriviamo al paese, comperiamo della frutta e ne mangiamo un pò, poi verso Orbetello a riprendere a camminare e mangiare. Arrivati lì c'è una sagra del gusto, del genere slow food; io e la Susi mangiamo un pò a sbaffo le specialità del posto. Fa fresco ora che è sera. Mirco presta le sue magliette da ciclista una a me e una a Giulio. Dice che mi sta bene. Carichiamo le bici in macchina mentre gli altri le riportano al noleggio. Giriamo il paese in cerca di un posto dove mangiare senza accorgerci che è prestissimo e ad ogni modo non troviamo un tavolo nel giro di alcuni chilometri perchè ovunque è tutto prenotato. Vaghiamo alla ricerca di un posto dove sederci a mangiare. Facciamo pipì all'aperto perchè anche i bagni della stazione erano chiusi, Mirco e Marco sghignazzano avendola fatta sull'insalata. Ripartiamo ancora in auto, piuttosto stanchi e assai affamati.

Dopo lunga tribolazione troviamo un tavolo in una pizzeria che si chiama Torre Capita, Daris ha ovviamente da ridire a proposito della pizza Valtellina di Mirco. Torniamo a casa da Giulio. Inizialmente stanchissima, mi siedo in cortile a beneficiare della recitazione di Mirco e Marco. Marco poi va a fare la doccia e arriva la Susi, che sente Mirco recitare per la prima volta e mi guarda con fare interrogativo e si siede ad ascoltare sonnecchiando anche lei. Mirco finisce e tornano tutti lì, Marco, Daris e Giulio. Beviamo un Glen Grant e andiamo a letto. Come la sera prima riprendo vita tutto d'un colpo mentre chiacchieriamo nella nostra camerata perfettamente azzeccata. Nam Myoho Renge Kyo tre volte e si dorme. Marco e Mirco mi hanno regalato ognuno un libretto delle preghiere: quello di Mirco è piccolo e blu, quello di Marco un pò più grande e rosso. Siamo ormai piuttosto affiatati, che bello!

Terzo ed ultimo giorno. Anche oggi siamo i primi ad alzarci. La meta del giorno è Saturnia alle famose terme, quelle della prima sera. Allora ci svegliamo, ci vestiamo approssimativamente ed usciamo per la recitazione. Cioè loro recitano e io ascolto e sonnecchio seduta in fianco a Marco sulla panchina. Oggi arriva anche la Susi che si siede alla mia sinistra. Lì nello spiazzo, davanti alla nostra panchina col sole levante alle spalle, c'è un tizio strano con un paio di cani. Stamattina è contentissimo per le sue lenti a contatto. Non è molto alto, ha la testa rasata e due anelli alle orecchie. Non parla, mugugna e gesticola. Osserva e commenta a modo suo la recitazione di Mirco e Marco. Gli piace pare e gli piace pure fare l'ok col pollice. Interagiamo per un poco con lui poi se ne va contento. Finiamo la recitazione e ce ne torniamo in casa a preparare la colazione. Marco prepara un'ananas incisa ad arte che avevamo comperato ieri. Una colazione squisita davvero! Poi cominciamo a fare ordine in casa, riempire gli zaini, lasciamo solo il pavimento da lavare in ultimo, quando saremo tornati la sera. Partiamo verso Saturnia, nel tragitto ci fermiamo a vedere una vecchissima chiesetta quasi del tutto crollata, circondata da campi coltivati ad uliveti. Sulla strada ci fermiamo a dare una prima occhiata alle terme da lontano. Quello che avevo conosciuto attraverso il senso del tatto ora si vede anche, ed è superbello!

Arrivati nei pressi lasciamo la macchina e risaliamo il sentiero che costeggia il torrente che scende a valle dalle pozze termali attraverso la vegetazione. Quelle che nella notte erano vaghe idee, ora si concretizzano in una scultura naturale di terazzine candide da cui l'acqua si tuffa nello spazio sottostante. Ora dato che è domenica, ci sono molte persone, tutte tranquillissime, bollite nell'acqua calda della montagna, sotto il sole splendente di un anomalo 29 ottobre. Ma decidiamo di spingerci più a monte, dove l'acqua è più calda e il torrente più piccolo e per niente affollato. Lasciamo gli indumenti nell'erba. Scende Mirco in un varco tra le erbe spontanee che ricoprono il corso dell'acqua. Poi scendo io. La corrente è fortissima e anche la Susi che scende subito dopo di me ne viene travolta e veniamo entrambe schiacciate addosso a Mirco (e per fortuna che c'è lui che tiene su tutto). Ognuno trova un appiglio per non essere trascinato via. Marco comincia a risalire il torrente sfidando la forza isterica della corrente, le spine delle sterpaglie sopra e il muschio che rende viscidi i sassi su cui ci si aggrappa sotto. Lo seguiamo in una sorta di prova di sopravvivenza, facendo due passi avanti e uno scivolando indietro, arrancando, strappandosi i capelli nei rami che creavano una specie di galleria sull'acqua. C'è stato un momento in cui io ero la prima della fila e ci stavo mettendo tutte le energie per rialzarmi ogni volta e spingermi un pò più avanti, e Mirco da dietro mi ha urlato "Vaaai Jaaane!!". Senza saperlo mi ha urlato una cosa che mi ha toccata profondamente dandomi una carica ancora maggiore (e mi riferisco al mio amico Tarzan della Puglia). Alla fine arriviamo in un punto dove il percorso si allarga un pò e da un lato le aque sono tranquille. Più su il torrente è sovrappassato dalla strada, che crea una galleria ma molto meno insidiosa, la percorriamo senza grandi difficoltà, e una volta arrivati all'uscita ci lasciamo andare alla corrente pur urtando le rocce del fondo, fino ad arrivare al punto in cui il torrente si allarga e Mirco ci spinge fuori dalla corsa della corrente vicino alla sponda. Risaliti dall'acqua, ognuno di noi ha il suo graffio e la sua sbucciatura di cui andar fiero.

Raccogliamo i nostri averi e scendiamo nel tratto "popolare" delle Terme di Saturnia, affollate da persone inermi a qualsiasi sollecitazione, talmente in pace che non si smuovono nemmeno mentre per spostarci le calpestiamo. La parte bassa è una spece di laghetto, con corrente praticamente a zero anche se un pò mossa dalle cascate. Ecco ci sono due forti cascate "a muro" dietro le quali si sparisce. Dietro la quinta d'acqua schiumosa c'è spazio per alcune persone in fila, dove l'aria è umidissima e calda e satura di zolfo. L'acqua riflette dietro alla cascata una luce candida più chiara del sole. Poggiati all'esterno della cascata con la schiena, io e Mirco stiamo seduti su un trono d'acqua, fianco a fianco nella goduria più assoluta. L'acqua che precipita dall'alto ci schiaccia e al contempo è sufficientemente forte da sostenerci. La ciliegina sulla torta, un filo d'acqua fresca ad avvolgere le gambe. Un paradiso. Ma da bravi selvaggi il relax dura poco e cominciamo a scalare le terme, fino alla cascata principale che esce da un foro dalla montagna, e li restiamo cercando di arrivare più in alto possibile e di prendere più energia possibile da quella sbalorditiva natura.



Giulio ci ha fatto belle foto, quando risaliamo Giulio ha trovato qualcuno che aveva conosciuto a primavera. Giulio conosce tutti, dappertutto. Arriviamo alla macchina, e ci fermano i carabinieri per un controllo..già il secondo in tre giorni, ma niente di chè. Saliamo la montagna al contrario per tornare alla base e ci fermamo a mangiare da un paninaro sulla strada. Marco vuole un panino con lo stracchino, ma il paninaro lo obbliga a metterci il tomino, chè lo stracchino non va bene, non è il luogo.. Alla fine gli urla Allora Signor Stracchino! le piace il mio panino?!. Andiamo allora a Porto Santo Stefano, dove c'è una spiaggia particolarmente cara a Giulio. L'acqua in effetti è di una trasparenza mai vista. Qua il sole non c'è, c'è nuvoloso e la mia metereopatia si fa sentire. Faccio il bagno lo stesso anche se non sono affatto di buon umore. Mirco si fa una nuotata olimpica fino quasi a scomparire all'orizzonte. Marco e la Susi si tuffano da uno scoglio. Sto infreddolita e di cattivo umore finchè non mi metto le scarpe e Marco mi lancia un Nammmmmiooohhooooooo.. Al paese c'è il mercato, abbastanza grande e carino proprio. Ci fermamo a bere qualcosa di caldo in un bar vicino al porto, dove ci sono grandi navi attraccate. Al mercato cerco un regalo per mia madre e trovo una sciarpa di pashmina di quell'azzurro discutibile che io e la mamma ci divertiamo sempre a interpretare. Al mercato ci divertiamo, ci sono tante belle cose, io e la Susi ci interessiamo ad un copriletto con l'intento di farci due sciarpe, ma l'uomo che li vende si mette a ridere quando glielo diciamo! Mentre torniamo alla macchina io e la Susi corriamo via per prenderci due sciarpe. Lei la prende come quella che io ho preso per la mia mamma, io ne prendo una a righe di colori chiari e scuri con le frange un pò brutte, come piacciono le cose a me. Nel tornare a casa ci fermiamo in un altro paese per un caffè,il paese della famosa Sabrina sfondata a tradimento (è scritto su un muretto). Poi torniamo a casa, laviamo i pavimenti, facciamo del nostro meglio per rimettere i tappeti in ordine come li avevamo trovati all'arrivo..con dubbio risultato! Mangiamo il pane col formaggio e un pò di salumi avanzati dai giorni precedenti, poi partiamo per il definitivo ritorno. Portiamo Marco a Ferrara dove ha lasciato la bicicletta, io e Mirco partiamo in uno scatto di corsa, salutiamo Marco, che nel tragitto ha iniziato anche Daris al buddismo. Arrivati a casa ci salutiamo davanti alla casa di Giulio, ringraziando l'Elisa sua moglie di averci concesso di stare in casa sua giù in Maremma, continuando a ricordare i bei momenti e i luoghi appena lasciati alle spalle.


Agnese Sermide, 5 Novembre 2006