venerdì, maggio 26, 2006

Riflessione sulla questione sicurezza e libertà, ripercorrendo la storia sui passi di Hobbes e Locke


La teoria politica di Hobbes individua l’origine dello stato monarchico in un contratto in cui i cittadini rinunciano ai diritti di cui godevano nello stato di natura, basati sulla forza a favore dello stato, la cui funzione è quella di sottrarli al rischio di distruzione reciproca. Hobbes individua nel monarca il regolatore del conflitto sociale tra gli uomini, che agisce imponendo la propria volontà. Dallo stato di natura privo di un ordine all’interno del quale ogni persona soddisfa i propri bisogni primari istintivamente, si passa ad un’organizzazione dispotica che serve a regolare il conflitto, ma che d’altro canto fa sì che la volontà del monarca prevalga su quelle che oggi consideriamo diritti e libertà dei cittadini allora sudditi. Hobbes individuava dunque la soluzione nella figura del monarca. Successivamente Locke elabora una propria concezione politica che promuove un intervento limitato nelle vite dei cittadini da parte dello stato. Questa dottrina politica viene individuata col termine Liberalismo.
Ai nostri giorni la regolazione del conflitto sociale è demandata dai cittadini agli istituti del diritto e ai rappresentati dei cittadini che siedono in parlamento.
L’incognita è capire quanto i cittadini siano disposti a rinunciare a parte delle loro libertà e dei loro diritti per una maggiore sicurezza e controllo sociale.
Possiamo dire che la conflittualità del nuovo secolo, sorta sotto forma di atti terroristici che hanno violato l’equilibrio della vita sociale, hanno messo come prioritaria la richiesta di sicurezza. Incontrando questa minaccia, i cittadini sono disposti a rinunciare ad una parte della loro libertà in favore di maggiore protezione. Quello che però non possiamo accettare è un pensiero comunque discriminatorio nei confronti dello straniero, che limiterebbe anche noi stessi in quanto cittadini del mondo e a nostra volta stranieri nei confronti di altri.
Come può allora il popolo difendersi da un lato dalla sudditanza e dall’altro dall’anarchia? Crea lo stato democratico, uno stato in cui le regole condivise tendono a creare un equilibrio tra i due estremi a favore della convivenza civile.
Da questi sentimenti validi ancora oggi, di libertà, uguaglianza e fratellanza, si gettano le basi per l’evoluzione degli stati moderni. Ciò di cui si necessita in questo tempo, è il passo verso la cooperazione, perché il conflitto nasce sempre dalla diversità (che essa sia religiosa, economica, etnica o quant’altro) che infonde paura e diffidenza.
I termini sicurezza e libertà non dobbiamo dunque intenderli in maniera conflittuale, ma devono essere nel giusto equilibrio per gli sviluppi futuri delle nostre società moderne.

A.M. IV a
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poteeeevo pensarci un dieci minutini in più prima di mettere il titolo al tema eh....

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